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L’agricoltura è l’attività principale che regola lo scambio tra uomo e ambiente, a partire dalla produzione di cibo.
L’agricoltura nei millenni ha plasmato la cultura e le tradizioni delle comunità locali italiane, ne ha scandito i ritmi di lavoro e i giorni di festa, ha disegnato i territori e il paesaggio. Nell’ultimo secolo il ricorso massiccio alla chimica di sintesi, alla selezione genetica, agli allevamenti industriali senza terra e alla meccanizzazione agricola ha favorito un balzo iniziale nella produttività delle colture e una trasformazione radicale dei meccanismi della distribuzione e dei consumi alimentari. Ha consentito, almeno in Occidente, di eliminare lo spettro secolare della fame dalle campagne. Ma ha provocato un drastico impoverimento degli ecosistemi. Le forme di industrializzazione dell’agricoltura del Novecento sono tra i principali responsabili di molti degli attuali, più gravi squilibri ambientali del pianeta: cambiamenti climatici (contributo di fertilizzanti e allevamenti intensivi all’effetto serra, consumi energetici), minore disponibilità di acque di falda e di superficie, impoverimento del suolo, deforestazione, erosione genetica, forzatura della maturazione e stagionalità dei prodotti con perdita dei sapori, cibi contaminati da residui chimici pericolosi per l’uomo e l’ambiente, rischi di malattie molto gravi anche per l’uomo come i virus dell’influenza aviaria e bacteri resistenti agli antibiotici. Non ultimo, le politiche agricole europee che hanno sostenuto quelle forme di agricoltura hanno indotto distorsioni sia nei modelli agricoli nazionali, sia nei rapporti coi Paesi del sud del mondo.
Ma se questo è il passato e larga parte del presente, noi crediamo che proprio l’agricoltura oggi può essere il più importante alleato per le attuali sfide ambientali e per lo sviluppo dell’economia verde. Una Nuova Agricoltura rispetto al modello che ha dominato nel Novecento: un’agricoltura già all’opera, praticata da molti agricoltori italiani ed europei, attenti ai processi naturali e alla complessità e specificità locale degli ecosistemi e capaci di innovare, sperimentando nuove tecnologie e anche attingendo agli antichi saperi della cultura rurale. Il principale motore di questo cambiamento sono l’agricoltura biologica, con le sue molteplici varianti, come l’agricoltura biodinamica, e in genere le mille forme di agricoltura legate alle vocazioni dei territori, che operano per salvaguardare le risorse naturali la biodiversità e sono aperte alla ricerca e all’innovazione. E’ questa l’agricoltura che può destare impegno professionale e passione nei giovani, riportandoli a questo antico mestiere.
La Nuova Agricoltura richiede professionalità e cultura adeguata all’altezza delle sfide: qualità che si possono sviluppare solo là dove c’è rispetto delle regole, dei diritti del lavoro, capacità di accogliere la presenza sul nostro territorio di lavoratori stranieri come un’opportunità di civiltà e di crescita, rigettando qualunque infiltrazione dell’illegalità e delle forme di sfruttamento schiavistico.
La nuova agricoltura, delineata in questo Manifesto, è per sua natura ‘multifunzionale’, in quanto offre molteplici servizi ai cittadini: garantisce cibo buono e salute, tutela delle risorse naturali e della varietà genetica, tutela dei saperi e dei sapori che rendono unico e irripetibile ogni territorio italiano, ospitalità, bellezza del paesaggio. Tutti questi servizi, che vanno ben oltre il prezzo del prodotto venduto, non hanno avuto adeguato riconoscimento. C’è un
grave ritardo di tutta la politica europea. La nuova Politica Agricola Comune, ancora una volta tende a sostenere un modello iniquo e superato, che ha nella rendita fondiaria il suo fulcro. Le politiche agricole italiane e regionali, appesantite da pastoie burocratiche e da parassitismi ormai storici, stentano a cogliere la domanda di cambiamento che i cittadini e le aziende agricole più innovative chiedono. Eppure è questa innanzitutto l’agricoltura per cui vale la
pena che si spenda metà del bilancio dell’Unione Europea. Perché è questa l’agricoltura che garantisce il benessere dei cittadini italiani ed europei e crea le premesse per nuovi rapporti internazionali, a cominciare dai paesi del sud del Mediterraneo.
SERVIZI AMBIENTALI: LOTTA AI CAMBIAMENTI CLIMATICI, TUTELA DEL SUOLO E DELLE RISORSE NATURALI
L’agricoltura può e deve dare un contributo fondamentale alla società italiana nella tutela degli ecosistemi e nel contrasto dei cambiamenti climatici e di altre gravi emergenze ambientali del nostro Paese (desertificazione, inquinamento delle acque, erosione genetica, assetto idrogeologico), rispettando almeno alcuni dei seguenti criteri:
a. Minimo uso di sostanze chimiche inquinanti e/o pericolose per la salute umana (fertilizzanti, pesticidi, erbicidi) e riduzione dei consumi energetici in particolare per le attività più energivore – concimazione azotata, lavorazioni del terreno, pompaggio idrico – tramite le seguenti modalità:
i. rispettando i disciplinari dell’agricoltura biologica ovvero adottando quei metodi – agricoltura biodinamica, agricoltura naturale, permacultura – che sostituiscono all’intervento chimico l’utilizzo dei meccanismi naturali di difesa delle piante e del suolo: consociazioni, rotazioni, lotta biologica. Metodi che implicano un continuo accrescimento di conoscenza e di sperimentazione e quindi anche crescente professionalità dell’agricoltore. Il Governo e le Regioni devono promuovere ricerca, assistenza tecnica e formazione sui metodi di agricoltura biologica, biodinamica e nat urale e sul miglioramento genetico delle colture;
ii. impegnandosi nei confronti della comunità locale con un piano di riduzione progressiva delle sostanze pericolose e degli input chimici in generale, nel caso di situazioni pedoclimatiche in cui la rinuncia alla chimica di sintesi risulta ancora molto problematica;
iii. semina su sodo o minime lavorazioni del terreno: tecniche che oltre, al vantaggio di ridurre drasticamente i consumi di carburanti, inducono negli anni effetti benefici sulla struttura del suolo, sulla sua capacità di ritenzione idrica e di conseguenza sulla salute delle piante;
iv. sostituzione degli apporti di azoto minerale con azoto di origine organica (da rotazioni con leguminose, da compost, da digestato) o con i preparati biodinamici in grado di attivare l’attività riproduttiva dei microrganismi del terreno;
b. Sequestro di carbonio e aumento della fertilità del suolo: il suolo è il più grande serbatoio di carbonio del pianeta (circa il doppio di quello in atmosfera) e la tecnologie più semplici ed efficaci di sequestro di carbonio nel terreno sono alcune buone pratiche agricole:
i. avvicendamenti colturali
ii. coperture permanenti
iii. sovesci.
La Commissione Europea valuta che queste pratiche consentirebbero di restituire ogni anno ai terreni europei 50-100 milioni di ton di carbonio. Senza calcolare i benefici congiunti di restituzione di sostanza organica ai suoli;
c. Risparmio idrico: riduzione dei prelievi di acqua superficiale e di falda tramite:
i. scelta di specie erbacee e arboree (e portainnesti) poco idroesigenti e idonee alle specifiche condizioni del suolo e del clima;
ii. gestione del suolo: minime lavorazioni del terreno – semina su sodo – sovesci – coperture permanenti: tutte queste pratiche favoriscono una maggiore porosità e una migliore ritenzione d’acqua nel suolo, riducendo le esigenze di irrigazione;
iii. metodi di irrigazione efficienti: scelta dei momenti e dei volumi di adacquamento in base alla conoscenza dei bilanci idrici delle colture, impianti a goccia quando possibile, creazione di piccoli invasi di raccolta acqua per l’agricoltura di collina;
iv. cicli di recupero delle acque, soprattutto nelle fasi di trasformazione (cantine, caseifici, frantoi ecc,) oppure dalla frazione liquida del digestato denitrificata (osmosi inversa, ultrafiltrazione) e sistemi di fitodepurazione;
d. Contributo alla stabilità idrogeologica del suolo, soprattutto montano e collinare, tramite:
i. coltivazioni arboree o erbacee perennanti sui pendii
ii. attività di manutenzione dei boschi da parte di personale forestale qualificato
iii. opere di regimazione delle acque
iv. manutenzione dei terrazzamenti
e. Riduzione delle emissioni da trasporto
i. privilegiando la filiera corta, ossia la distribuzione locale dei prodotti e le forme di vendita diretta;
ii. sostituendo il gasolio agricolo nei trattori, nelle pompe e in altri macchinari con biodiesel o olio vegetale puro prodotto in azienda o da filiera corta;
f. Biomateriali e bioprodotti per la Chimica Verde
Utilizzo di parti della biomassa da colture dedicate, erbe spontanee o da residui per sostituire materiali di origine petrolchimica con materie prime rinnovabili, biodegradabili e a bassa tossicità: prodotti cosmetici, salutistici, detergenti, biopolimeri, fibre, coloranti, solventi, fertilizzanti naturali, biofumiganti o altri imp ieghi della chimica verde;
g. Valorizzazione della biomassa e riduzione della produzione di rifiuti tramite:
i. Riuso dei sottoprodotti agricoli destinandoli a impieghi di ‘chimica verde’ o a impieghi energetici a servizio dei processi aziendali o del territorio;
ii. Sostituzione delle plastiche non biodegradabili (teli di pacciamatura, vasetti) con bioplastiche compostabili;
iii. Riduzione degli imballaggi alimentari e sostituzione con materiali biodegradabili.
CIBO DI QUALITÀ E SICUREZZA ALIMENTARE
Il rispetto dei criteri ambientali indicati – in particolare dei metodi agricoltura biologica, biodinamica e naturale – è la premessa per produrre cibo sano, libero da residui di sostanze pericolose. Ma la nuova agricoltura è chiamata a garantire anche la sovranità e sicurezza alimentare e il patrimonio di sapori dei nostri territori, a partire da tre princìpi inderogabili: 1. germoplasma bene comune, semi e materiale genetico delle razze animali non sono
brevettabili da nessun privato 2. cibo libero da OGM (organismi geneticamente modificati) 3. cibo sicuro
(adozione di standard basati sulla valutazione del multiresiduo) e minimo uso della chimica di sintesi negli
allevamenti. Criteri:
h. Tutela e valorizzazione delle varietà, delle razze e dei prodotti tradizionali di un territorio: sostegno in
particolare alle reti degli agricoltori custodi, che garantiscono la riproduzione del patrimonio genetico locale
attraverso il libero scambio dei semi;
i. Cura del benessere animale negli allevamenti;
j. Filiera Corta – aziende aperte che producono innanzitutto per la comunità locale: aziende agricole
disponibili a farsi visitare, che trasformano i prodotti in azienda e che hanno creato circuiti di vendita diretta ai
cittadini (spacci aziendali, mercati dei produttori, accordi con i Gas-Gruppi di acquisto solidali). Sono le
forme che garantiscono il massimo di trasparenza sull’origine e qualità della filiera alimentare;
k. Aziende che certificano i loro processi e prodotti nei confronti dei consumatori, aderendo a disciplinari di
qualità. La certificazione del metodo usato è una garanzia di qualità e tracciabilità dei cibo che acquistiamo.
Ma per i piccoli agricoltori la certificazione spesso è un onere gravoso. Se non si ha necessità di scrivere
‘biologico’ o un altro marchio in etichetta, per la filiera corta sono accettabili sistemi locali di certificazione
(autocertificazione, certificazione partecipata) che garantiscano un ritorno ai controlli in campo (senza
preavviso) al posto degli attuali controlli burocratici;
l. Agricoltura in città e recupero delle terre incolte: dopo decenni di espulsione totale dell’agricoltura dalle aree
urbane e periurbane, si stanno sviluppando due fenomeni di notevole importanza:
i. L’esperienza degli Orti Sociali, che si sta diffondendo in molte città italiane, spesso col contributo dei
circoli di Legambiente, e che ha un grande valore sociale e pedagogico. Non solo perché dei cittadini,
tornando a produrre da sé almeno una parte del loro cibo, recuperano il valore del cib o, ma perché in
queste esperienze si sviluppano legami di comunità e forme di apprendimento reciproco;
ii. Nuovi progetti agricoli di gruppi di giovani o di neoagricoltori, recuperando terre incolte. Finora questi
progetti si sono scontrati coi canoni dei suoli agricoli o con l’indisponibilità dei proprietari.
TUTELA DEL LAVORO E LEGALITÀ
Sarebbero oltre 400.000, secondo stime Cgil, i lavoranti sfruttati ogni anno illegalmente nelle campagne italiane.
Mentre ammonta a oltre un miliardo di euro, secondo il rapporto Legambiente Ecomafia, il valore delle merci e beni sequestrati nel settore agroalimentare nel solo 2011. Tra i reati più diffusi la contraffazione dell’origine delle materie prime, fenomeno agevolato dai tortuosi percorsi del cibo lungo le filiere di distribuzione. Dove non c’è rispetto del lavoro e della legalità, è assai difficile che ci sia rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini.
Legambiente ritiene che meritino priorità di sostegno tutte quelle iniziative rivolte a contrastare il lavoro nero, che in questi anni è degenerato spesso in forme di schiavismo, a valorizzare il lavoro nelle campagne e a ostacolare le possibilità di contraffazione e adulterazione delle materie prime nelle filiere di distribuzione.
m. Lotta al lavoro nero nelle campagne e in bosco:
i. prodotti delle aziende rispettose dei contratti di lavoro e della formazione professionale
ii. prodotti delle cooperative che recuperano i terreni confiscati alla criminalità organizzata, lavorandoli nel rispetto della legalità e dell’ambiente
iii. assistenza tecnica gratuita in azienda per la formazione del personale
iv. divieto da parte degli Stati membri e delle Regioni di sovvenzioni alle aziende agricole che violano i diritti dei lavoratori e compiono reati ambientali
v. formazione professionale dei lavoratori forestali col rilascio di patentino come condizione per operare in bosco e obbligo di comunicazione per tutti i tagli selvicolturali adesione ai sistemi di certificazione forestale e di gestione forestale sostenibile;
vi. prodotti dell’agricoltura sociale, ossia delle aziende, cooperative ed enti che, sulla base di seri progetti e competenze, offrono una possibilità di percorso terapeutico o di reinserimento sociale tramite il lavoro agricolo a disabili fisici o mentali o ad ex carcerati o ex tossicodipendenti;
n. Lotta alla contraffazione e adulterazione del cibo:
i. il metodo migliore per ostacolare tali reati resta l’adesione a sistemi di certificazione di qualità che garantiscono l’origine delle materia prime, la qualità dei processi di lavorazione e i controlli sulle aziende certificate. Questi sistemi andrebbero estesi a tutti le principali tipologie di materie prime, soprattutto le più diffuse e contraffabili, comprese farine o pesce
VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO, DELLA BIODIVERSITÀ E DEL PAESAGGIO
L’agricoltura è un formidabile fattore di promozione dell’identità culturale e sociale di un territorio, nonché di valorizzazione delle sue peculiarità naturalistiche e ambientali.
o. Accoglienza: L’azienda agricola o agrituristica che ospita il visitatore esterno può diventare la porta di ingresso alla conoscenza dei saperi e dei sapori locali. Svol ge in questo caso quindi un fondamentale servizio di custode e promotore dell’economia e della cultura di un territorio. La qualità di questo rapporto col viaggiatore e col turista si contraddistingue per:
i. Ospitalità agrituristica con preparazione ed offerta di prodotti tipici,ì e di stagione da filiera corta e ristorazione con cucina tradizionale del territorio;
ii. Promozione della cultura rurale locale: fattorie didattiche, percorsi nei paesaggi della memoria, percorsi naturalistici e di tipo rurale;
iii. Utilizzo dei più innovativi strumenti di efficienza energetica e di produzione da fonti rinnovabili di energia.
p. Tutela della Biodiversità e del Paesaggio La biodiversità degli ecosistemi agricoli si è notevolmente ridotta nei decenni passati non solo per l’estrema specializzazione delle colture (3 sole specie, mais, riso e grano, costituiscono l’86% della produzione agricola mondiale), ma anche per l’abbandono delle classiche sistemazioni poderali, quali siepi e alberature, che rappresentavano importanti ecosistemi per molte specie animali e vegetali. Il ripristino di questi ecosistemi, oltre al valore paesistico, è una garanzia di maggiore fertilità del suolo e capacità di autodifesa delle stesse colture da reddito. Assumono pertanto forte valore le opere di:
i. Sistemazione nell’azienda agraria di siepi, alberature a funzione multipla (incremento della biodiversità -miglioramento del microclima per le nuove unità colturali), di aree e corridoi ecologici utili allo sviluppo
di un’adeguata rete ecologica
ii. Recupero di varietà arboree, arbustive, erbacee tradizionali del territorio e mantenimento di pascoli e prati permanenti nelle zone marginali e di montagna
iii. Ripristino di elementi del paesaggio rurale storicizzato: muretti a secco, reti scolanti, recupero di edifici rurali storici
iv. Ripristino degli ecosistemi per migliorare le infrastrutture verdi (tratturi, aree rifugio per la fauna minore, habitat acquatici permanenti e temporanei)
v. Salvaguardia e tutela di alberi isolati
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