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domenica 2 febbraio 2025
In occasione dell’anniversario della firma della convenzione di Ramsar del 1971, convenzione che tutela le aree umide, importantissime dal punto di vista naturalistico, è stata organizzata da Legambiente Metropolitano APS di Torino con la disponibilità data da Stellantis una vista guidata nell’area umida denominata Lago della Verna presente nel sito delle ex pista prove di Fiat Auto de La Mandria di Venaria.
A guidare gli ospiti c’erano Marco Rosso Guida naturalistica regionale ex dipendente di FCA, Stefania Grella direttrice dell’ente Parchi Reali, Marco De Vecchi della Facoltà di Agraria di Torino e presidente dell’Accademia di Agricoltura, Luca Battisti, dottore in scienze agrarie e Carla Pairolero presidente di Legambiente Metropolitano APS .
Un po’ di storia..
L’area faceva parte in passato della riserva di caccia di circa 3000 ettari creata da Vittorio Emanuele II intorno al 1860, circondato da mura protettive lunghe circa 30 km, quello visitato era uno dei sei laghi voluti dal Primo Re D’Italia per la sua riserva di caccia, alimentato dal naviglio Druento che serve anche alla piccola centrale idroelettrica presente nel sito, costruita negli anni 30 e ancora funzionante.
In passato era un habitat importante per la presenza di numerosa avifauna acquatica e pesci ma l’area umida era anche importante per la sopravvivenza di tutti gli animali presenti nell’area. La tenuta è rimasta di proprietà dei Savoia fino al 1887, perché alla morte del Re, il figlio Umberto I decide di disfarsene e di venderla ai marchesi del Vascello che avevano già acquistato il castello nel 1882 e che la trasformano negli anni successivi in azienda agricola.
Nel corso del XX secolo l’area viene venduta a pezzi dai Marchesi, riducendosi notevolmente. Nel 1959 l’area viene prima affittata e poi acquistata da FIAT dai Marchesi del Vascello, che cercava un sito per poter provare le vetture, che garantisse sicurezza e anche una certa riservatezza. Vengono realizzate piste, strade e fabbricati intorno agli anni ’60 e70 e non più utilizzate dal 2007, perché le attività sono spostate nelle piste di Balocco.
Negli anni l’area viene progressivamente riconquistata dalla natura.
Nell’area umida vivono germani reali, aironi cenerini, martin pescatori, alzavole, merli acquaioli, picchi neri e una rara coppia di cicogne nere, una specie molto elusiva di cui si contano solo una ventina di coppie nidificanti in tutta la Pianura Padana. Inoltre, l’habitat si è rivelato ideale per daini, cervi e caprioli, che qui trovano un rifugio sicuro poco disturbato dalla presenza umana.
Questi ambienti svolgono un ruolo cruciale nell’equilibrio ecologico e nel contenimento dei cambiamenti climatici, così importanti per il futuro della terra e quindi degli esseri umani. E’ stata anche fatta in passato anche una valutazione dei benefici che quest’area porta a tutta l’area metropolitana di Torino e si è scoperto che questa area verde assorbe circa 250 tonnellate di CO2 l’anno, senza contare l’ossigeno emesso dalla vegetazione e i chili di polveri sottili assorbiti dalle piante presenti nell’area, quindi un polmone verde vicino ad una grande città che aiuta a ridurre la presenza di inquinanti del territorio metropolitano.
Ultima nota tra storia e leggenda che dà ancora più fascino e un alone di mistero all’area: si dice che in tempi remotissimi ospitasse il “Nemeton” bosco sacro ai Druidi, i sacerdoti delle tribù celtiche presenti nella zona chiamati“I Graioceli”.
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